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Categories: Interviste

Vanessa Foglia, Abitart: “Uso i tessuti come colori ad olio per dipingere i miei abiti”

Dipingere su un abito come su una tela. È questo il cuore di Abitart, il brand nato oltre 40 anni fa come prestigioso atelier di abiti da sposa, dalla mamma della designer Vanessa Foglia ed oggi passato proprio nelle sue mani creative che di stagione in stagione propongono sperimentazioni insolite, straordinarie, coloratissime, mai influenzate dalle ultime tendenze, per dimostrare che anche nella moda si può essere artisti. “Dietro ogni abito di Abitart si nasconde una storia, un momento di vita“, ci ha detto Vanessa Foglia. E noi abbiamo deciso di scoprire di più.

Abitart è una forma d’arte che prende vita sui vestiti: come nasce questa idea?
Nasce molti anni fa, con mia madre e negli anni ’90 è avvenuto il passaggio di testimone. Io ho da sempre una passione innata per dipingere, poi mia nonna prima di salire al cielo mi disse “fallo a modo tuo“. E, da lì, ho iniziato a dipingere le mie tele sulle stoffe.

Cosa hanno di speciale i capi di Abitart?
Sono abiti che si trasformano in altri abiti: un capo può diventare 3 o 4 vestiti diversi.

Ad esempio in cosa può trasformarsi?
C’è la gonna abito Giove, ad esempio, che è un vestito double face che si trasforma in una gonna double face, 4 capi in 1. Oppure, nell’ultima collezione, ho presentato il mio primo abito da sposa che può essere lungo, per la cerimonia, longuette per il ricevimento e corto per il divertimento con gli amici post-banchetto.

Sicuramente non si tratta del solito abito bianco…
Esatto. Non ha nulla di bianco, anche se prossimamente ne vorrei fare anche uno così. Si tratta di un modello degradè dal blu, al celeste al verde, molto particolare.

La collezione estiva si chiama Sfere Alchemiche: perché?
Perché è studiata sull’alchimia. Abbiamo la linea Sole, quella Giove, quella Marte e dietro ogni abito c’è lo studio di quei pianeti. Inoltre, come dicevo prima, c’è il mio primo abito da sposa, che nasce da un’alchimia tra me e mia madre.

Qual è il processo necessario per la realizzazione di un tuo abito? E quanto dura più o meno?
Io lavoro al contrario: non faccio prima il bozzetto e poi scelgo le stoffe, ma parto proprio dai tessuti. È come se davanti a me avessi tanti colori ad olio da unire per fare un quadro. Dopo che li ho perfettamente integrati, aggiungo gli accessori, le zip, la passamaneria giusta e creo, non dei bozzetti, ma dei mini abiti. Serve molto tempo per fare un abito con amore.

Cosa sono, secondo te, le tendenze?
Un modo per spendere meno. Se quest’estate va il giallo, ad esempio, tutti cercheranno le stoffe gialle, tutto il mercato si muoverà sul giallo, con costi più bassi. Per me la moda non ha canoni e Abitart ha le sue ispirazioni, le sue tendenze.

Le fashion blogger Anthea Sanna e Tiziana Cosso Olivetti sono le due testimonial di Abitart: come nasce la collaborazione con loro?
Con Anthea è stato amore a prima vista, con Tiziana siamo amiche da anni. Rappresentano due modelli di donna: la prima è una fatina, fresca, giovane, limpida e dolce, la seconda è una donna più matura e arguta.

Cosa dobbiamo aspettarci da Abitart per le prossime stagioni?
La collezione Fall/Winter 2015-2016 si chiama Esperanto. Una collezione da cui nasce Malinù, la figlia di una geisha e di un uomo Zulu. Una donna che ho immaginato e portato in vita nei miei abiti. Esperanto significa “colui che spera“, “che ha fiducia“, colui che parla una sola lingua, sia mentale che corporea, comune a tutti gli uomini.

Dove si trovano i punti vendita Abitart?
A Roma abbiamo 3 store, uno in via della Croce, uno in via Cola di Rienzo e uno in viale Europa; in quest’ultimo vendiamo anche allestimenti (lampade, quadri). E poi da una settimana abbiamo lanciato l’e-commerce per raggiungere le nostre clienti in tutta Italia.

Foto by Facebook

Redazione

“Ho dei gusti semplicissimi. Mi accontento sempre del meglio”, diceva Oscar Wilde. E anche noi siamo così. Per questo ogni giorno parliamo del meglio della moda e dei suoi protagonisti, famosi o destinati a diventarlo, ma sempre pieni di talento.

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