L’allarme sul dilagare della violenza tra i giovani: la colpa sarebbe dei genitori troppo accondiscendenti e dei social
Si sono moltiplicati gli episodi violenti con protagonisti i giovanissimi, un problema generazionale che non pare avere soluzione. Da tempo si interroga sulla questione lo psichiatra Paolo Crepet, che a più riprese ha puntato il dito contro un’educazione troppo ‘leggera’.
La colpa sarebbe dei genitori che in questi anni hanno perso l’abitudine di dire di no ai propri figli. I ragazzi possono assistere a violenza, sesso, volgarità senza alcun tipo di filtro e molto spesso sono lasciati in balia di loro stessi. Una frattura insanabile che rischia di pregiudicare un’intera generazione.
“È terrificante, oggi tutto si è travisato”, ammette Crepet e spiega che esiste un problema legato ai social network. È lì che si crea l’identità oggigiorno, se non ti connetti non esisti. Per apparire servono gesti eclatanti, serve stare al passo, serve non passare inosservati.
Ospite a Tagadà, Paolo Crepet ha affrontato ancora una volta il tema del rapporto genitori-figli. Si è interessato spesso negli anni all’argomento, parlandone oltre che in televisione in qualità di opinionista anche in alcuni suoi libri e saggi – tra cui anche quello scritto a quattro mani con Giancarlo De Cataldo I giorni dell’ira. Storie di matricidi. È stato interrogato dalla conduttrice Tiziana Panella sugli episodi di violenza nelle scuole.
Il nodo più difficile da sciogliere per lo psichiatra è quello del buonismo: “È ciò che sta compromettendo le nuove generazioni. Ne ho viste talmente tante ormai, ho seguito bambini fino all’età adulta”, ha esordito e poi ha raccontato un aneddoto a riguardo: “C’è stata una rissa a Treviso, questi bambini continuavano a correre nel ristorante. Si è arrivati alle mani perché non gli si poteva dire ‘Scusate, vorremmo mangiare in santa pace’”.
Le responsabilità maggiori ricadono sui genitori, troppo assoggettati dai figli e troppo accondiscendenti. “Non sono più figli ma piccoli Buddha ai quali siamo devoti, perennemente devoti. Possono fare tutto, anzi devono fare tutto. Sono loro a scegliere la meta delle vacanze, cosa mangiare a cena e a quale parco giochi andare. Ne paghiamo le conseguenze, diventando padri e madri mono neuronali”.
Un’inversione di rotta però è possibile, cominciando a imporre l’autorità e a dire di no: “Diciamo sempre di sì e cosa abbiamo ottenuto? I ragazzi sono esposti, è un AIDS psicologico. Saranno adulti presto e quando qualcun altro gli dirà di no, e ci sarà ve lo assicuro, sarà una tragedia. Magari è la prima ragazza, perciò frustrazione amorosa, oppure sarà sul luogo di lavoro”.
E a proposito di luogo di lavoro, Crepet ha ammesso di aver assistito a scene assurde. “Cosa fanno i genitori di oggi? Sono un disastro totale. Vanno addirittura al primo colloquio dei figli. Ho sentito di madri che portano i figli ventiseienni al primissimo incontro professionale. Capite in quale mondo siamo approdati… E poi non mandano i figli in Erasmus perché fa troppo freddo!”.
È di qualche settimana fa la notizia delle due 12enni stuprate a una festa a Firenze. Ai microfoni di Leggo, Crepet ha ripreso il filo del discorso, ribadendo ancora una volta come i social stiano portando un’intera generazione di giovani sull’orlo del baratro. Atti estremi del genere sono stati solo in parte colpa dell’educazione ricevuta, Internet ha contribuito enormemente: “Sento ripetermi continuamente che i social non c’entrano niente con questi fenomeni. Nulla di più sbagliato: è uno strumento che utilizzano parte dei giovani, e non solo, e bisogna comprendere che stiamo parlando di uno strumento identitario. Se sono sui social esisto, funziona così ormai”.
I più grandi non sono certo migliori, anche loro passano ore a scrollare lo smartphone e il processo d’imitazione è consequenziale. “Loro ci imitano, i ragazzini fanno quello che facciamo noi in fondo. Il quattordicenne con lo smartphone in mano ci è nato, i genitori lo utilizzano in continuazione. Diventa complicato dire di no. Loro non hanno altro: non ci sono valori, istruzione o interessi. Tutte le alternative di crescita sono state bombardate”.
E ancora una volta l’appello ai padri e alle madri che cedono alle debolezze: “Mi rivolgo ai genitori che non riescono a farsi sentire. C’è una via d’uscita, esiste una soluzione per salvare questi ragazzi. Se ci accorgiamo che nostro figlio sta facendo qualcosa che non va o che non ci sta bene, abbiamo il dovere di imporci e di dire ‘No, non te lo faccio fare’”.
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