In passerella dietro la macchina fotografica di Filippo Fior

Filippo Fior, scopre fin da piccolo una grande passione che lo accompagna durante la crescita e lo porta così a lavorare con grandi nomi della moda; fotografo per professione svela qualcosa in più su di lui a Velvet Style Italia

Un talento pazzesco dietro la macchina fotografica, come e quando nasce la tua passione?
Nasce da quando mi trovai abbonato al National Geographic una volta rientrato con la famiglia dal SudAfrica, abbonamento che mi venne fatto per mantenere i contatti con la lingua inglese e che invece ha fatto nascere in me la cultura della fotografia, intesa prima come forma di racconto e quindi d’arte…
Ho una macchina fotografica in mano quindi da quando avevo praticamente undici anni; inoltre i miei hanno sempre fatto sì che non mi mancassero visite ai musei, cosa che indubbiamente aiuta la mente a trovare una chiara via di come poter comunicare agli altri le proprie emozioni

Dalla tua biografia si legge che hai collaborato con grandi nomi della moda: Burberry, e tanti altri… come ti sei avvicinato al mondo del fashion?
In maniera semplicemente molto venale: con l’avvento del digitale e della velocità, è venuto a mancare, purtroppo, il genere del reportage fotografico. Io prima della moda ero un fotografo dell’agenzia Grazia Neri, i miei lavori erono inerenti alla vita sociale italiana: operai in acciaieria, treni, carbonai… Ma con la caduta di questo genere, mi sono avvicinato ad altre agenzie che lavorano con la moda e ho cominciato quindi con lo scattare le sfilate e da lì, con il giro di contatti che inevitabilmente porta un mondo del genere, ho cominciato a lavorare a contatto con le grandi case e diversi stilisti.
E’ una cosa che dopotutto mi piace molto: avere accanto a sé Fausto Puglisi che durante lo shooting delle sua campagna si entusiasma è certamente un’ottima ricompensa

In prima fila a sfilate importanti per catturarne i momenti migliori, cosa ti colpisce di più durante questi eventi?
Certe sfilate sono di una noia mortale, eventi fini a loro stessi… ma altre no! Scattare Dolce&Gabbana rimane sempre un’emozione unica, così come lo possono essere Alexander McQueen (anche se non c’è lui) o Marc Jacobs.
Quello che colpisce in certe sfilate è l’attesa di trovare il brivido che possono dare insieme location, coreografia, musica e, certamente, gli abiti.
L’ultima sfilata di Giambattista Valli o di Ackermann sono state da pelle d’oca!

Durante i servizi fotografici a cosa ti ispiri? Hai uno stile in particolare o l’ispirazione ti viene nel momento dello shooting?
Ho uno stile freddo e duro, che cerco sempre di usare, ma tante volte durante uno shooting bisogna mettersi d’accordo con le esigenze dello stilista e della resa degli abiti; ma il successo di uno shooting si deve sempre molto dall’improvvisazione e dalla bravura della modella, oltre che al trucco.

Quali sono i prossimi lavori in programma? Ci sveli qualche progetto per il futuro?
In questi giorni aspetto, con ansia, alcune risposte per una campagna, ma ovviamente scongiuri e scaramanzia mi vietano di rivelare alcunchè!
Inoltre questo è periodo di “caccia” al cliente, dove le relazioni e buone doti di PR devono convenire a portare ad incontri con le varie case.
In Italia resta certo una cosa difficile da fare, mentre per l’estero c’è molta più fiducia nelle capacità dei giovani; speriamo bene!

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Foto by Filippo Fior

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