Cindy Crawford e la foto al “naturale”: “Non ero io, l’hanno manipolata”

Quella in foto non sono io, non è la donna che vedo riflessa nello specchio ogni mattina“. A parlare è Cindy Crawford, la super top model, la modella della modelle anni Novanta, che in occasione di un nuovo servizio fotografico per il settimanale Elle Canada, per la prima volta, commenta lo scatto che l’ha vista protagonista più di un anno fa, realizzato per Marie Claire Usa, e in cui appariva per come è al naturale, senza alcun foto ritocco.

La foto in questione, infatti, mostrava evidenti segni d’invecchiamento sul corpo dell’ex indossatrice o, meglio, mostrava il suo corpo come quello di una normale 49enne, per altro madre di due figli. E i commenti, per lo più entusiasti, le erano piovuti addosso come una valanga, per il coraggio e l’audacia di mostrarsi “dal vero”. Almeno così credevano tutti. Perché, invece, a quanto sembra, la foto era stata sì ritoccata, ma solo per peggiorare il suo aspetto fisico aggiungendo rughe, cellulite, pancetta e facendo apparire i seni meno sodi della realtà. “Mi sono sentita manipolata “, ha detto Cindy al magazine, perché lo scatto che fece il giro dei social network non era quello originale. Per la Crawford, inoltre, quello fu un gesto volutamente “cattivo”, nonostante i complimenti ricevuti soprattutto dalle utenti della Rete: “Molte donne sono convinte che le immagini patinate delle riviste siano create apposta per farle sentire inferiori – ha proseguito – ma non è così. Per questo per loro è stato un sollievo vedere quei segni sul mio corpo, era la prova che anche io avevo il mio tallone d’Achille“.

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Ed è per questo l’ex top model ha aspettato tanto prima di dire la verità sulla vicenda. Si sentiva in una posizione difficile, vista l’ammirazione che quell’immagine aveva suscitato.Non potevo schierami contro quella foto – ha affermato – altrimenti avrei offeso tutte le persone che avevano reagito positivamente, ma non potevo nemmeno accettarla“. Insomma, Cindy ha cercato di mettere da parte l’orgoglio, ma ora, a distanza di tempo torna alla carica con una domanda:”Perché una mia foto brutta dovrebbe far sentire meglio qualcuno?“. Un quesito sacrosanto che, nell’epoca in cui insultare sul web è diventato quasi “sport nazionale”, dovrebbe far riflettere.

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