Benetton chiude 53 negozi, 200 dipendenti a rischio: “Passaggio obbligato”

Dalle parole ai fatti. La “rifocalizzazione del business” di Benetton Group varca i confini delle sale dei consigli di amministrazione e diventa – purtroppo – realtà. Dopo l’annuncio dello scorso 28 novembre, la dismissione dei brand minori Jean’s West, Playlife, Killer Loop e Anthology of Cottons entra nella fase operativa, “con la chiusura sul territorio nazionale di 26 negozi a gestione diretta e della relativa struttura commerciale e di supporto“.

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A fare le spese del “programma triennale” di rinnovamento e riposizionamento dell’azienda trevigiana fondata nel 1965 non saranno però solo i marchi secondari, ma anche i due principali, ovvero United Colors of Benetton e Sisley: entro la fine del 2014, infatti, 16 punti vendita della prima firma e 11 della seconda, per un totale di 27 store a gestione diretta, abbasseranno la saracinesca per sempre.

Una serie di tagli che interesserà complessivamente circa 200 lavoratori, che il management alla guida di Benetton Group ha definito un “passaggio obbligato“, come riporta Modaonline.it, a fronte della persistente riduzione delle vendite registrata “negli ultimi anni di persistente crisi“. I vertici aziendali hanno voluto sottolineare che si tratta della chiusura “di un numero limitato degli oltre duemila negozi” presenti “in Italia (più di seimila in totale in tutto il mondo)” e che il programma ha come obiettivo quello di costruire un’organizzazione più solida e duratura per le oltre 10.000 persone che ne fanno parte, ma per i dipendenti coinvolti è naturalmente una doccia fredda.

Per loro l’AD del Gruppo, Biagio Chiarolanza, ha promesso l’individuazione “insieme alle organizzazioni sindacali del commercio e del tessile” degli strumenti e degli interventi più opportuni (ammortizzatori, etc…) per attutire al massimo le ricadute di questa operazione, con un primo pronunciamento in proposito da parte di dette organizzazioni già nelle prossime settimane.

Parole che vogliono essere rassicuranti, così come quelle sul rafforzamento dell’azienda, a partire dall’Italia, che è e resta “il vero cuore del business” e degli investimenti del Gruppo, ma che si scontrano con una realtà dove soffia un triste, ma soprattutto preoccupante vento di smantellamento.

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