I sogni non hanno età né confini. Da bambini ci hanno insegnato a desiderare cose grandi, ad inseguire i nostri progetti, ché finché c’è vita, e c’è un sogno, c’è speranza. Eppure, talvolta, alcuni farebbero bene a restare irrealizzabili. Cosa dovrebbe fare una ragazza che cresce con il sogno della moda ma non cresce abbastanza, parlando in centimetri, per intraprendere questa carriera? Alexandra Transer, russa e già trentenne, era alta 165 centimetri. Era. Perché la ragazza ha deciso di sottoporsi ad una serie di interventi chirurgici di “allungamento”.
La medicina, ormai, può quasi tutto. Sicuramente può regalare quell’altezza mezza bellezza che sarebbe servita ad Alexandra per scongiurare tutti i “no” e le porte in faccia delle maison di moda. L’operazione ortopedica a cui si è sottoposta la ragazza sfrutta un fissatore esterno detto “Ilizarov”, dal nome dell’ideatore Gavril Abramovich Ilizarov, usato in casi di traumi e nanismo. È una sorta di gabbia metallica applicata all’arto mediante intervento chirurgico. Il principio è distruggere per ricreare. L’intevrento, infatti, consiste nel fratturare l’osso del femore, inserire delle protesi in modo che, crescendo, l’osso abbia un’estensione maggiore (e artificiale). Una volta ricalcificato l’osso, le protesi vengono rimosse. È una pratica molto lunga e dolorosa. Ma la motivazione, in Alexandra, è stata più forte e continua ad esserlo. La ragazza, infatti, non si ferma qui.
“La prima operazione – racconta al Daily Mail – è andata molto bene e in 9 mesi sono cresciuta di 6 centimetri. Ora sto progettando altre due operazioni e in un paio di anni, entro il 2018, raggiungerò la mia altezza da modella“. Vuole svettare fino al metro e 83 cm. Ma la chirurgia ha i suoi tempi di intervento e convalescenza e la natura pure. Nel progetto di vita a tempo determinato che si è concessa Alexandra, le misure perfette saranno raggiunte a 33 anni. Ma, si sa, il fashion system è un mondo spietato. Anzi. Non è molto diverso da tutto il mondo del lavoro: si comincia a sgomitare presto e a 30 anni, per molte politiche aziendali, i giovani non sono più tanto giovani. Sfidare tempi e natura per sfilare? Alle passerelle l’ardua sentenza.
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