Calze verdi Alitalia, non è solo un problema “di moda”

All’inizio era solo uno scherzo: le calze verdi previste dalla nuova divisa Alitalia per le assistenti di volo, in verità poco donanti, non hanno riscontrato il favore del pubblico, abituato a vedere le hostess con le belle gambe fasciate da collant color carne. Poi però lo scherzo è degenerato e i commenti fioccati sul web si sono trasformati in scherno nei confronti delle malcapitate che devono indossarle ogni giorno per affrontare una dura giornata di lavoro.

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Appena “scoperta” la nuova divisa Alitalia disegnata dallo stilista Ettore Bilotta molti hanno notato l’eleganza delle linee, la particolarità del tessuto. L’aria chic donata alle belle “signore” dei cieli dal cappellino e dal foulard sapientemente annodato.

Poi lo sguardo è sceso fino alle gambe ed è arrivato il primo dubbio: perché una divisa che dovrebbe rendere ancora più “fashion” le assistenti di volo “scivola” su un accessorio così di largo consumo come i collant? Perché scegliere un colore tanto difficile che solo pochissime, praticamente solo le top model taglia 38, possono permettersi senza rischiare di sfigurare?

Sono iniziati per gioco i primi commenti sul web, su Facebook addirittura è partita una scherzosa “petizione” per salvare le hostess dalle calze verdi. I messaggi, da divertenti e innocui, si sono trasformati presto in post che sapevano di scherno.

Ho deciso di fare un giro in aeroporto per constatare di persona come appaiano “dal vivo” questi famigerati collant: magari le foto non gli rendono giustizia, magari la tonalità di verde non è poi così “insolita”. Al passaggio di un gruppo di assistenti di volo pronte per oltrepassare il varco che immette all’area imbarchi ho ammirato la linea “pulita” delle giacche e dell’abito, che dona una notevole silhouette, poi le borse, bellissime, il cappotto, che avrei voluto anch’io nell’armadio. Poi, inevitabilmente lo sguardo è sceso alle calze ed effettivamente sono rimasta perplessa: ho trovato il colore decisamente poco “femminile” e la trasparenza data dai denari “antiquata”. Eppure ognuna di quelle donne era  alta, snella e dal portamento fiero.

Devo aver fissato una delle assistenti di volo troppo a lungo perché lei mi ha guardato, ha sospirato come a dire “ancora!” e se n’è andata per la sua strada. Come rassegnata alle frotte di curiosi che le hanno guardato i polpacci da tre settimane a questa parte.

E’ stato impossibile, non senza qualche senso di colpa, non pensare a come si possano sentire queste  signore che oltre e a dover sopportare tutto il giorno passeggeri talvolta maleducati, ora debbano far fronte anche agli sguardi di scherno dei viaggiatori. Perché, anche se la maggior parte delle persone è in buona fede, non devono fare piacere i sorrisini, i commenti bisbigliati, le foto fatte di nascosto alle loro gambe pensando che non se ne accorgano.

Su Facebook c’è chi con le battute ci è andato pesante, postando le foto delle gambe di una assistente di volo leggermente più “in carne” con il commento “sembra un ippopotamo”. E se la signora in questione si fosse riconosciuta? Se si fosse mortificata per una frase che offende la sua persona e il suo impegno quotidiano? Come potrebbe aver preso lo scherno se non fosse stata al massimo della forma, magari stanca, stressata da turni interminabili e tratte aeree sempre più serrate?

C’è da dire che forse una considerazione sulle calze verdi andava fatta prima di approvare definitivamente questo accessorio come parte irrinunciabile della divisa. L’Alitalia ha dotato ognuna delle sue assistenti di volo di due paia di calze a testa, in futuro poi dovranno provvedere da sole all’acquisto. Perché creare disagio, questo potrebbe essere il sentimento dominante, nel personale che ogni giorno si adopera per tenere alto il nome della compagnia di bandiera? Perché rendere queste donne, emblema della bellezza, eleganza e classe ad alta quota, bersaglio di battute e commenti negativi? Perché è ovvio, si commenta la calza ma sono loro che le indossano, sono loro che “ci mettono le gambe”.

L’Italia è il paese del buon gusto, della misura: per questo siamo diversi dal resto del mondo, per l’equilibrio e la sobrietà della nostra moda rispetto a quelle di altri paesi e altre culture. Se le donne che portano le calze verdi nella vita “quotidiana” sono pochissime, perchè imporle sul posto di lavoro? Per distinguerle dalle altre? Ma con una divisa così bella non si distinguevano già da sole?

E poi, dulcis in fundo: non bastavano i passeggeri che chiedono un bicchier d’acqua appena saliti sull’aereo quando ancora si sta imbarcando, che scrivono i loro numeri di telefono sui sacchetti per la “nausea” allungandoli alla malcapitata tra un servizio e l’altro, che si alzano per andare in bagno quando il segnale delle cinture di sicurezza è acceso o che aprono le cappelliere per prendere il bagaglio quando l’aereo non è ancora fermo? Ora a rendere “difficile” la giornata delle assistenti di volo ci si mettono pure le foto ai polpacci e poi pubblicate su internet senza curarsi che si veda anche il volto della hostess.

Perché non ammettere che quel collant non è stata un’idea brillante e ripristinare le care vecchie calze color carne? Errare humanum est, perseverare è diabolico.

 

 

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