Chiara Ferragni, cosa contiene la sua borsa Lady D?

Avete presente le borse Lady D, di Dior? In origine questo modello di borsa aveva un altro nome – Chouchou – ma, dopo l’incontro con Diana Spencer, il suo destino ha preso un’altra piega. Di recente, Dior ha voluto dedicare un’intera rubrica a questa preziosa borsa e ha coinvolto anche Chiara Ferragni.

Lady D era in visita ufficiale a Parigi per l’inaugurazione di una mostra su Cézanne (era il 1995) e Bernadette Chirac (la Premiere Dame di Francia all’epoca) le regalò proprio una di queste borse. Per Lady D quello fu un colpo di fulmine e da quel momento la borsa da ChouChou fu ribattezzata Lady D, proprio in suo onore.

Ne è passato di tempo da allora e le borse Lady D sono ancora un must have da custodire e collezionare gelosamente. Lo sa bene anche Chiara Ferragni, celebre influencer ed imprenditrice che si è concessa un appuntamento con la rubrica “In My Lady” di Dior per raccontare cosa contiene la sua, di Lady D.

Chiara Ferragni per “In My Lady”: cosa c’è nella sua borsa

La maison ha ben pensato di radunare tutti i volti amici di Dior per dedicare a questa bellissima borsa dalla storia iconica una rubrica, intitolata “In My Lady”. Il primo episodio ha interpellato la presentatrice e attrice comica Liza Koshy, mentre il secondo appuntamento – disponibile sul canale YoTube di Dior – ha coinvolto la Ferragni.

“Ho sempre amato le borse, collezionarle, indossarle. Questa era la borsa preferita di Lady Diana”, racconta la Ferragni nel video. “Una delle prime cose che porto sempre con me è il telefono (il mio personale). Non ho neanche un computer, faccio tutto dal mio telefono”. La Ferragni di recente ha un secondo telefono che usa più come appoggio business (per lavoro, chiamate su Zoom).

Cosa troviamo ancora nella borsa della Ferragni? Delle foto d’infanzia (insieme alle sorelle Valentina e Francesca, o con la mamma, con Leone), delle AirPad, le chiavi, mascherine (causa Covid), gomme da masticare, igienizzante per mani, una spazzola e un charm fortunato.

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