Che fine fanno gli abiti che gettiamo nei cassonetti

I cassonetti per la raccolta degli abiti si trovano in ogni città eppure non tutti sanno esattamente quale percorso effettua un capo.

Vengono proposti come sistemi di recupero degli abiti usati, sicuramente una cosa importante per ridurre l’impatto ambientale, visto lo spreco di vestiti che c’è ogni anno nel mondo, ma anche un aiuto per il terzo settore sul territorio.

Milano e Roma sono le città in cui la raccolta differenziata tessile è obbligatoria, non è quindi una donazione per i bisognosi ma al pari della differenziazione che viene fatta per gli altri prodotti. Secondo i dati dell’Ispra si raccolgono una media di 4 mila tonnellate solo nel capoluogo lombardo, questi dati hanno un’incidenza veramente notevole.

Dove finiscono gli abiti dei cassonetti

Le persone ogni giorno consegnano abiti e scarpe usate nei bidoni posti in ogni città d’Italia. Le iniziative territoriali oggi sono tantissime, si possono dare ad enti di beneficenza se ancora in buono stato, oppure portare nei negozi e poi ovviamente ci sono i bidoni su strada. Tutti movimenti fondamentali per raccogliere in tessuti e non farli finire nell’indifferenziata.

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La filiera degli abiti usati (velvetstyle.it)

Secondo le indicazioni ufficiali, quindi facendo un rapido tour sulle aziende che riforniscono i bidoni, si legge che sono sistemi di raccolta per prodotti in buono stato e che vengono poi veicolati insieme alle cooperative sociali per il riciclo e anche per l’utilizzo da parte di terzi. Gli indumenti, sempre come specificato, vengono poi veicolati a settori esterni, altre aziende che se ne occupano e che quindi decidono se riciclare il materiale o farne altro uso. I capi che sono ancora in buono stato possono anche essere commercializzati per poi donare quel ricavato agli enti benefici.

Quindi non è come si può immaginare una raccolta a breve termine, non vengono smistati e consegnati ai bisognosi. Si tratta di una rete molto più capillare che talvolta viene gestita in modo differente tra le varie città.

La questione però è articolata poiché una volta iniziato il viaggio non si sa dove andrà a finire l’abito e soprattutto quali sono queste aziende “terze” di cui si parla e cosa ne faranno effettivamente dell’abito. Sarà venduto, dato in beneficenza, utilizzato per il riciclo? Tante domande ma la verità è che una volta inserito il prodotto in quel contenitore non è chiaro né certo il suo futuro. Non è un caso se negli ultimi anni anche le grandi case di moda hanno dato vita ad una nuova ondata vintage, per riscoprire l’usato. Questa per tutti i cittadini resta ancora la strada principale per evitare di gettare capi che diventano rifiuti e che in questo modo comunque possono avere una nuova vita.

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