Au revoir Pomellato: l’azienda di gioielli passa ai francesi

La Francia continua a mettere le mani sui prodotti di lusso made in Italy. Dopo Gucci, Bottega Veneta e Brioni, il gruppo parigino Kering si aggiudica – è proprio il caso di dirlo – un altro gioiello di casa nostra: Pomellato, azienda orafa milanese fondata nel 1967 da Pino Rabolini. L’ennesimo marchio che “si scrive italiano” ma parla francese.

Nel 2011 era toccato al fiore all’occhiello della gioielleria italiana di alta gamma, Bulgari, esser acquistato dal colosso del lusso francese LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy). Ora è Pomellato a diventare proprietà di un gruppo che ha un certo occhio per i prodotti italiani, Kering, ex Ppr (Pinault-Printemps-Redoute), fondata dall’imprenditore multimilionario François Henri Pinault.

Kering è una holding internazionale con un portfolio di marchi presenti in 120 paesi, leader nel settore dell’abbigliamento e degli accessori. Gucci, Bottega Veneta, Saint Laurent, Alexander McQueen, Balenciaga, Brioni, Christopher Kane, Stella McCartney, Sergio Rossi, Puma, sono solo una parte delle griffe che il gruppo controlla, per un fatturato che nel 2012 ammontava a 9,7 miliardi di euro.

L’acquisizione di Pomellato, stimata intorno ai 350 milioni di euro, è una mossa che permette alla famiglia Pinault di accaparrarsi uno dei gruppi di gioielleria più importanti d’Europa, con un fatturato di 146 milioni di euro nel 2012. La mira del gruppo Kering è conquistare uno dei mercati attualmente più forti: quello asiatico.

Pomellato è un marchio conosciuto e stimato in tutto il mondo, molto apprezzato anche nell’ambiente dello star system. Ha segnato l’era dei gioielli prêt-à-porter, e si caratterizza per forme originali e l’uso di pietre colorate. A chi domanda ad Andrea Morante, attuale amministratore delegato della società, perché l’affare non si sia concluso con un gruppo italiano, lui risponde: “Certo, abbiamo avuto anche contatti con alcuni potenziali acquirenti italiani, ma nessuno si è concretizzato. E davvero sfido chiunque a rimproverarci di scarso patriottismo!”.

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