Roberto Cavalli, “Just Me”: l’autobiografia alla Vogue Fashion’s Night Out 2013 a Milano

E’ un simbolo del Made in Italy. Le strade di Firenze, la sua città natale, sono impregnate del suo stile. Roberto Cavalli è un’icona, un provocatore, ma soprattutto un uomo con la sua storia: che ora racconta nell’autobiografia – dal titolo evocativo e riconoscibilissimo, “Just Me” – presentata a Milano alla presenza del sindaco fiorentino Matteo Renzi. E stasera, in occasione della Vogue Fashion’s Night Out, lo stilista sarà presente presso la boutique milanese di Via Spiga 42 per autografare le copie della sua autobiografia.

La vita di Cavalli è segnata irrimediabilmente da una tragedia, accaduta quando il futuro stilista aveva meno di 4 anni: la fucilazione del padre da parte dei tedeschi alla fine della Seconda Guerra mondiale. Le 290 pagine del libro si concludono proprio con una domanda destinata a rimanere senza risposta: se non fosse accaduto quello che è successo quel terribile 4 luglio del 1944, come sarebbe andata la vita di Roberto Cavalli?

Lui racconta ora di amare personaggi apparentemente a lui lontani e opposti, come Che Guevara e Gandhi. Sottolinea di mal sopportare il perbenismo, confermando quanto già espresso dalle sue stesse creazioni. Riporta successi e insuccessi, assicura di non censurare nulla in questa sua autobiografia. Parla di top model: di Eva Herzigova, di Naomi Campbell.

E parla delle donne della sua vita: la madre, Marcella, la sorella Lietta e le due mogli, Silvanella, da cui ha avuto due figli (Cristina e Tommaso) ed Eva, da cui di figli ne ha avuti tre (Rachele, Daniele e Robert). “Quando pensano a me e alle donne della mia vita, la maggior parte delle persone cade in uno stereotipo: mi immaginano con un gruppo di modelle e una bottiglia di champagne millesimato“. E invece. “Il sesso è pericoloso. Amo le donne per la loro femminilità non per il loro sesso“.

Non avere paura” gli diceva il padre, Giorgio. Fu rapito dai tedeschi e fucilato sotto gli occhi della moglie. E questo bambino balbuziente e che andava male a scuola, Roberto, del padre e del suo insegnamento ha voluto ricordarsi ogni giorno, riuscendo a riscattarsi. “Non chiamatemi stilista, perché non sono mai stato in grado di disegnare una silhouette. Il mio talento, piuttosto – scrive Cavalli – è trovare ciò che rende speciale un tessuto, un abito, una donna, pensando sempre alla moda come fosse pret a porter, pronto per essere indossato“.

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