Pellicce tossiche per bambini: il Ministero della Salute ordina il ritiro dal commercio

Il Ministero della Salute ha ordinato il ritiro dal commercio di due capi d’abbigliamento per bambini con componenti in pelliccia animale. Dopo la denuncia della Lav (frutto dell’indagine Toxic Fur 2 svolta dall’Associazione animalista che ha dimostrato ancora una volta la presenza di sostanze chimiche nei componenti di alcuni campioni di prodotti fashion per i più piccoli) ed alcuni test – come riporta Adnkronos – sono stati tolti dal mercato il piumino con cappuccio in pelliccia di coniglio, marca Blumarine baby (codice: 357PN11 69661 COL.22616 CLG: 387 152 727 515 e la coperta in pelliccia di agnello, marca Christ (distribuita in Italia dal portale bellicomeilsole.it) per la culla dei neonati. Entrambi sono stati classificati come dei prodotti pericolosi.

Il ministero della Salute – ha dichiarato il responsabile Lav Moda Etica Simone Pavesideve necessariamente prendere atto, come già ha dichiarato la stessa Direzione generale della prevenzione sanitaria che ha disposto il ritiro dal mercato di questi prodotti, che i processi produttivi caratterizzanti le pellicce difficilmente risultano standardizzabili e pertanto, ogni singolo prodotto di pellicceria può contenere sostanze chimiche tossiche e cancerogene, utilizzate in fase di concia, e in concentrazioni anche potenzialmente pericolose per la salute del consumatore, tanto più se questo è in tenera età. E’ pertanto doveroso, nell’interesse dei cittadini e per le fasce più a rischio, disporre il definitivo divieto di vendita di prodotti di pellicceria“.

I test sopracitati sono stati condotti su dei campioni sequestrati dai Carabinieri del Nas e hanno rilevato dei livelli molto elevati di Cromo esavalente (una sostanza cancerogena che può anche causare reazioni allergiche in persone ipersensibili come per esempio l’eczema da contatto) per il prodotto Blumarine baby e non solo. Anche una grande concentrazione di Cromo Trivalente che invece si può assorbire tramite sudore e che è stata riscontrata in quantità elevata anche nella pelliccia di agnello.

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