Il dandy contemporaneo Alberto Scaccioni in un’intervista dà consigli di stile

Alberto Scaccioni è CEO di Ente Moda Italia e del Centro di Firenze per la Moda Italiana, da anni scopre nuovi talenti della moda e lavora affinché Pitti Immagine Uomo sia quella fucina di stile e novità che è sempre. Ovviamente, è molto attento anche al suo guardaroba ed è spesso sotto l’obiettivo di The Sartorialist, così come di altri blog di moda. Può essere definito un dandy dei giorni nostri, che ama l’eleganza delle proporzioni e veste con intelligenza e senza mai eccedere. Ecco i suoi consigli di stile.

Come, quando e perché ha iniziato a interessarsi alla moda?
Provengo da due famiglie che hanno nel loro DNA la sartoria. Credo, quindi, di aver assorbito lo stile per osmosi. Mia nonna, in particolare, era la complice. Sistemava i capi di modo che mi cadessero in un certo modo, li ritingevamo di altri colori. Da lì ho iniziato a capire che vestirsi è un gioco, un divertimento.

Qual è il consiglio che bisogna sempre ricordare?
Che non ci si deve vestire per abitudine, ma per piacere. Io, personalmente, cerco sempre nuovi stimoli, nuove storie e nuovi artigiani. La scoperta e il rapporto con l’altro sono qualcosa di davvero piacevole, che dona anche una maggiore consapevolezza e cultura della moda, dei tessuti, dei tagli… Io considero il vestirsi quasi un evento culturale e bisogna farlo adeguatamente alla situazione nella quale ci si trova, senza mai eccedere.

Un capo e un accessorio che non possono mancare nel guardaroba dell’uomo elegante?
Sicuramente un paio di scarpe di buona fattura. Meglio averne poche, ma buone, perché le calzature arredano e sono sempre in evidenza. Sono in grado di trasformare un abito brutto in bello e viceversa. Un capo molto importante è la camicia, anche se non tutti se ne curano, perché sta sempre sotto la giacca o il maglione. L’uomo davvero elegante lo riconosci quando si leva la giacca. Un dettaglio rivelatore dell’uomo elegante, comunque, sono le proporzioni in generale. Poi, la qualità del tessuto, delle cuciture, delle asole, dei bottoni, della fodera.

Un errore da evitare assolutamente?
L’eccesso. Di colori, di pattern, di accessori. Il senso della misura è fondamentale e certe volte può essere preferibile un jeans con una maglietta bianca piuttosto che look artefatti e troppo carichi.

Lei parla di cercare capi che durino una vita, ma questo tipo di vestiti sono anche costosi. Come risolvere il problema?
Bisogna cercare la massima qualità per il proprio budget. Meglio comprare meno, ma bene. Per esempio: una scarpa all’anno, due buone camicie all’anno, una giacca. Ho calzature di quindici anni fa, che sono ancora perfette, così come capispalla di otto anni fa, dai quali non mi separerei mai e hanno un fascino contemporaneo.

E lei quanti capi ha nel suo armadio?
Mia moglie dice sempre che sono troppi (ride, ndr). Diciamo che i numeri non sono il mio forte in questo momento, ma ho parecchie camicie e abbastanza scarpe…

Quali sono le tendenze da tenere d’occhio per la moda maschile?
Il ritorno del cappotto lungo, senz’altro, che veste molto bene. E, poi, la ricomparsa dei tessuti pesanti, che hanno un sapore retrò e mascolino. Qui a Pitti Immagine Uomo, da questo punto di vista, vivo in una posizione privilegiata, perché tutti i trend nascono e passano prima qui. Un’altra tendenza che mi piacerebbe fosse rinverdita è l’uso del cappello.

Cosa pensa del ritorno alla sartorialità che sta interessando anche i grandi designer?
Ne sono felice. In questo modo si porta avanti il manifatturiero, di cui l’Italia è culla. Il consumatore finale, intanto, riesce a raggiungere la personalizzazione del prodotto, che diventa soltanto suo. Un ritorno alle origini che non può che far bene all’eleganza, alle aziende e al made in Italy.

Foto by Ufficio Stampa

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